lunedì 21 marzo 2011

Napolitano a Varese

Durante i mondiali di ciclismo del 2008 ne era diventata la Capitale. In questi giorni sui giornali si parlava di “covo”. In realtà stamattina Varese non aveva nulla della Lega, che ha dovuto rassegnarsi allo spirito patriottico e nazionale di migliaia di persone accorse in una via Sacco gremita per accogliere il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Tra le mille bandiere, non sono mancate le contestazioni, dirette agli esponenti del partito di Bossi (tra cui Boni, presidente del consiglio regionale e Galli, presidente della Provincia) che, cravatta verde e fazzoletto alla tasca, hanno dovuto far fronte alle urla della folla che gli incalzava a esporre coccarde tricolori, e non fazzoletti monocromi. Fanno notare che alle finestre del comune ci sono pochissime bandiere italiane, anzi solo una, quella istituzionale. Il palazzo di fronte invece sembra ridipinto da quante bandiere porta appese. Gente appollaiata sui muretti, sulle ringhiere, alle transenne arancioni: tutti in trepidante attesa del Presidente.

Mi ferma un giornalista, mi chiede: “Che valore ha per te questa giornata?” Sono impulsivo e molto diretto: “Napolitano è l’istituzione che rappresenta tutta l’Italia, unita. Oggi verrà qui a Varese, ed è come se tutta l’Italia fosse qui”. Incalza: “Ma le polemiche dei giorni precedenti, per via del tricolore rimosso dalla sede della Lega Nord?” Rispondo, ignorando completamente la polemica: “Il tricolore è la nostra bandiera, ben venga che la espongano, specie durante il centocinquantesimo dell’Unità”. “Quanti anni hai?” - “Diciotto.” - “Allora per te è ancora più importante questa giornata?” - “Certo, siamo usciti da scuola prima apposta.”

Mentre si attende alla finestra del comune qualcuno espone una minuscola bandiera, per rimediare e strappare qualche applauso. Poco dopo la ritirano e sono fischi. Riappare di nuovo un tricolore, questa volta più grande. Solo, al contrario, e sono ancora fischi: “Non sanno nemmeno qual è il verso!”. Scende da una vettura Rosi Mauro (Lega nord) in rappresentanza del Senato. Fischiatissima, si ritira subito dentro Palazzo Estense. Poco dopo esce il sindaco Fontana (Lega nord) e nemmeno a lui va meglio. Scuote la testa, con il volto un po’ amareggiato. Nel frattempo un elicottero della polizia arriva in lontananza e plana sopra il Palazzo comunale. Anticipa di qualche minuto l’arrivo della macchina presidenziale, che giunge in via Sacco, dunque davanti all’ingresso. Sono le 11.35. Cominciano ad applaudire e a cantare Mameli. Napolitano saluta dal finestrino, poi scende, saluta ancora la folla esultante. E’ accompagnato dalla moglie. Ad accoglierlo c’è anche il governatore della Regione, Formigoni. E’ un tripudio di bandiere. L’anziana coppia presidenziale, elegante, composta -e per questo di una bellezza straordinaria-, entra nei giardini. Lì Napolitano parlerà di un’accoglienza simile a quella di Torino di pochi giorni fa, del passato, di futuro della nazione, di sacrifici, di riduzione della spesa e di enorme valore storico rappresentato da questa città. Trecento bambini intonano l’inno nazionale e il Presidente ascolta con interesse. Al termine della visita riappare e questa volta raggiunge la folla per stringere qualche mano. Lo chiamano tutti: “Presidente!”; “Giorgio!” e lui risponde. Acclamato come i cantanti, alza le braccia, sorride mentre sua moglie lo aspetta per risalire sulla macchina.

Una bella giornata per Varese, piccola grande città d’Italia.