
In Italia il fotovoltaico è una realtà fattibile ed efficiente. Eʼ una fonte di energia versatile, pulita, “democratica” e sì, anche economica. E dal Sud può arrivare un grande esempio per il Nord.
Già nel 2009 la Sicilia aveva raggiunto quella che in termini anglosassoni è definita la grid parity, ovvero la soglia di equilibrio per cui i costi di produzione di energia solare erano uguali a quelli per la produzione di energia da fonti tradizionali. Questa regione dʼItalia sta letteralmente trascinando lʼintera penisola verso un traguardo eccezionale: sarà infatti la nostra nazione, secondo gli studiosi, a raggiungere per prima in Europa la grid parity a livello di tutto il territorio. E quello energetico, in Italia, è un campo davvero allʼavanguardia che permette di confrontarci e di entrare in competizione con la Germania, nostra “avversaria” agonistica in questa corsa al verde. Tra il 2007 e il 2008, la produzione di energia legata al fotovoltaico è aumentata, sul suolo nazionale, del 400%.
La Sicilia può davvero rappresentare lʼinizio di una nuova rivoluzione, la rivoluzione energetica del millennio. Come? Utilizzando al meglio ciò che ha di più prezioso e disponibile: il sole. Grazie allʼenergia fotovoltaica è infatti possibile sconvolgere la tradizionale concezione di produzione dellʼenergia.
Il tempo delle grandi centrali di produzione di massa è concluso. Le centrali a carbone vedono esaurirsi le materie prime combustibili e sono assai inquinanti. Gli impianti nucleari nascono già morti, poiché la terza, la quarta e le future generazioni migliorano e migliorerebbero solo in termini di sicurezza, certificando lʼimpossibilità di ottenere una centrale nucleare totalmente sicura e in grado di essere “assorbita”, presto o tardi, dallʼambiente naturale. Il problema delle scorie, infatti, rimane. Inoltre, episodi come quelli avvenuti a Chernobyl e a Fukushima sono manifesti tragicamente chiari dellʼinaffidabilità di tali impianti.
Il futuro dellʼenergia è pulito e democratico. Con il solare, ognuno vale uno: montati sui tetti, i pannelli catturano la luce del Sole e la riconvertono in energia elettrica capace di rendere ogni casa, ogni cellula di produzione autosufficiente. Il surplus che deriva da una grande produzione viene intelligentemente messo in circolo e condiviso con chi ne ha bisogno. In questo modo si crea una rete democratica di produzione dellʼenergia ove la piramide produttore-consumatore viene ribaltandosi del tutto. Lʼunico grande produttore non esiste più e viene soppiantato da centinaia, migliaia, milioni di piccoli produttori che si forniscono lʼenergia da sé. Eʼ un cambiamento radicale che coinvolge anche le nostre abitudini e i nostri stili di vita: Essere in un certo modo “padroni” dellʼenergia che utilizziamo comporta un diverso approccio in termini di consumo.
I picchi di produzione avvengono, con i pannelli al silicio, in estate e durante il giorno. Ciò vuol dire che gli elettrodomestici andranno fatti funzionare nelle ore diurne e di notte il consumo di energia -già basso in Italia- dovrà essere calibrato. In inverno la produzione decisamente inferiore di energia rispetto allʼestate potrà favorire un uso più attento dei riscaldamenti in modo da evitare sprechi. Sono da sfatare, infine, i miti e le ubbie popolari secondo cui gli impianti fotovoltaici siano una spesa sostenibile da pochi. Grazie agli incentivi governativi infatti è possibile assorbire il costo sulla base di tutta lʼenergia elettrica prodotta e venduta al gestore nazionale. Lo Stato remunera per ventʼanni la produzione di energia da fotovoltaico e in più un impianto di questo genere rappresenta un investimento per il futuro, che garantisce lʼindipendenza energetica e la certezza di un mondo un poʼ più pulito. Ed è dalla Sicilia, dai suoi cittadini che deve partire questo investimento, deciso e travolgente, che coinvolga man mano tutte le regioni e tutta lʼEuropa. Abbiamo a disposizione il più favorevole dei climi. Utilizziamo appieno le nostre potenzialità; siate i veri rivoluzionari che da tanto tempo mancano allʼItalia.
Articolo pubblicato su L’Obiettivo n°8 del 6 maggio 2011