
Mi viene da pensare al recente esempio di Nicola Cosentino.
Ecco, analizzando questa linea separativa mi viene da chiedere a lei come si possa sentire un Ministro in una situazione come questa, per la quale si corre il rischio che il buon operato di taluni venga, per così dire, “infangato” dalle gesta di altri.
E ancora: sarà possibile ottenere una totale coerenza a livello governativo riguardo a determinati aspetti importanti? Cioè: è possibile che in tema di lotta alle mafie, tutti possano seguire un unico esempio di operosità positiva volto all’assoluta vittoria dell’onestà sulla disonestà?"
La risposta di Maroni mi è piaciuta e non mi è piaciuta.
Ho apprezzato il fatto che abbia ripreso ogni singolo punto da me sollevato, tentando di dare una risposta completa, ma spesso sorvolava su punti essenziali e non arrivava al nocciolo della situazione.
Ha cominciato con il ricordarmi che nella nostra Costituzione non è più prevista l'immunità parlamentare ma il giudice non può procedere nelle indagini qualora un membro del Parlamento esprimi opinioni (e soltanto opinioni) nell'ambito del suo ruolo parlamentare.
Ovvero, se Roberto Maroni dovesse dare del mafioso a una persona quest'ultima potrebbe denunciarlo per diffamazione. Maroni può appellarsi al Parlamento dicendo che quell'opinione era scaturita da una verifica o da una interrogazione parlamentare e in quel caso può non essere processato, anche se, come puntualmente mi ricorda, "Anche in questo caso la Magistratura può andare avanti lo stesso perché può chiedere alla Corte Costituzionale di decidere chi ha ragione e nove volte su dieci la ragione va alla Magistratura stessa".
Entrando nel caso particolare di Nicola Cosentino aggiunge: "Io Cosentino lo conosco, naturalmente. Non so che cosa abbia fatto in Campania (ma io non ci credo, ndr), se le accuse che gli sono rivolte sono fondate o meno. Ho rispetto e fiducia nella Magistratura che sta indagando e nell'ispettore di Napoli".
Dice inoltre di "aspettare la sentenza definitiva di condanna" e che "la Costituzione Italiana prevede il principio della presunzione di innocenza"; "Magari dopo uno, due o tre anni si scopre che è tutto archiviato però nessuno lo sa" (nota: archiviazione vuol dire mancanza di prove sufficienti, ergo il caso può sempre essere riaperto).
Fatto sta che il quesito rimane ancora aperto: Perché il Parlamento ha rigettato l'autorizzazione a procedere nei confronti di Nicola Cosentino, parlamentare italiano su cui pende un mandato di arresto per riciclaggio di rifiuti tossici?
Passando ai tagli alle forze dell'ordine, ha confessato che questi tempi sono duri per tutti, e che anche il suo Ministero ha ricevuto dei tagli che sono stati però compensati grazie ai sequestri alle mafie: 18 miliardi di euro. Nel fondo unico giustizia hanno versato ad oggi 2 miliardi e 500 milioni da "utilizzare per comprare le auto, pagare la benzina, eccetera eccetera".
Mi viene da domandarmi dove siano finiti i rimanenti 15 miliardi e 500 milioni e soprattutto mi balza alla mente la notizia per cui la squadra Catturandi che arrestò Provenzano non abbia ancora ricevuto gli stipendi straordinari legati all'operazione.
All'interno della domanda ho citato anche lo scudo fiscale per evidenziare come la tracciabilità dei pagamenti, ora introdotta per legge negli appalti per l'Expo Milano 2015, non fosse presente e permettesse così a chiunque, evasore semplice o mafioso, di rimpatriare capitali sporchi. Maroni è sincero: "Lo scudo fiscale appartiene a una misura straordinaria che è stata fatta in quasi tutti i paesi europei: è stata fatta in Germania, in Inghilterra e in Francia (veramente in Germania no, ndr)"; "Sono scelte opinabili naturalmente. Il governo italiano ha deciso questa scelta che è stata criticata e che ha pro e contro. Come tutte le cose non esiste la verità assoluta, non viviamo nell’iperuranio ma viviamo sulla terra che è contaminata dal bene e dal male. Ci sono decisioni che devono essere prese e che sono opinabili e che in quella situazione rappresentano la soluzione migliore o la meno peggio. Qui bisognava capire come far rientrare i soldi per finanziare le attività produttive e per evitare che in Italia succedesse quello che è successo in Grecia. Avete visto nei mesi scorsi cosa è successo in Grecia? ci sono stati dei morti anche nelle manifestazioni di piazza. Nulla di tutto ciò è avvenuto in Italia anche grazie a queste misure che ripeto sono criticabili ma tutto sono tranne che un favore ai criminali".
In pratica considera lo scudo come un buon compromesso tra onestà e disonestà per dare respiro a un paese economicamente in crisi. Una scelta delle "meno peggio", anche se non si può dire che non favorisca le mafie: i soldi all'estero derivati da traffico di cocaina potevano essere rimpatriati pagando una multa del 5% e rimanendo nell'anonimato. Maroni evidentemente non ha una visione molto chiara delle procedure dello scudo fiscale.
Mi è piaciuta la sua determinazione nell'affermare quanto segue: "Quello che ho chiesto e ottenuto come garanzia è che il mio lavoro venga lasciato fare così come lo stiamo facendo. Finché questo sarà possibile farlo io continuerò e se domani dovessi accorgermi che c’è qualcuno che cerca di mettermi i bastoni tra le ruote io smetto subito di farlo denunciando il fatto". E ancora: "Non bisogna sottovalutare né drammatizzare. Non viviamo in una provincia dove le cose vengono fatte funzionare dalla criminalità organizzata. Teniamo gli occhi aperti"; "La camorra, la ndrangheta e la mafia qui sono presenti per fare gli affari e il nostro compito e il nostro obiettivo è quello di mandarli tutti in galera".
Durante l'incontro, avvenuto presso il Teatro Santuccio di Varese, erano presenti anche il capo della polizia Antonio Manganelli e il capo generale dei carabinieri Leonardo Gallitelli. Tutti hanno detto che il modo migliore per affiancare le istituzioni nella lotta alla criminalità è: "Condividere un sistema di regole costruito da persone perbene".
Io ci sto. La palla, ora, a loro.