
La prima cosa che colpisce studiando il fenomeno del sistema mafioso è che ancor prima di essere considerato un fenomeno criminale, è descritto come un' organizzazione di potere.
Le mafie sono forti poteri con forti regole, come ricordava molto bene ieri sera Roberto Saviano.
La loro esistenza non si basa tanto sulle attività illecite e criminali: quelli sono gli effetti. Le mafie esistono perché si alleano e collaborano con funzionari di Stato, politici e strati sociali della popolazione. Senza queste preziose alleanze, che spianano le strade e semplificano le operazioni in qualunque campo le mafie decidano di operare, esse si indeboliscono e muoiono.
Grazie al lassismo e agli interessi personali, lo Stato coadiuva la mafia.
Non stupirà quindi che in merito all'uccisione di Giovanni Falcone oggi non si parli più di strage mafiosa, bensì di un assassinio da parte della mafia e di apparati deviati dello Stato, che insieme collaborarono perché l'opera andasse a buon fine.
Se le mafie nascono verso la fine del 1700 e nei primi del 1800, collocabili geograficamente nel Sud Italia, nel 2010 esse hanno allungato i loro chilometrici tentacoli andando a estendere il loro raggio operativo al resto dell'Italia, all'Europa e al mondo intero. Solo la 'Ndrangheta opera in più di quaranta paesi.
Non si deve accogliere con stupore la notizia per cui determinate organizzazioni mafiose stiano investendo, ad esempio, in Lombardia. A dispetto delle dichiarazioni di personaggi autorevoli in campo politico, la mafia certifica la propria esistenza in queste zone. E' già avvenuta una guerra tra di loro in seno alla Lombardia. Ricordava sempre Saviano, ieri sera, della recente morte di chi ha tentato di staccarsi dalla madre meridionale.
E' per questo che è necessario evitare di allontanare mentalmente l'idea di un male che sia radicato lontano da noi. La mafia non è il padrino che - stuzzicadente alla bocca e pistola in mano - chiede il pizzo alla salumeria di Palermo. La mafia è l'impresa edile che costruisce strade, palazzi, linee ferroviarie e case. La mafia è potere economico. E' soldi liquidi. E' la mutazione tumorale dell'imprenditoria.
Accolgo con dispiacere, quindi, la critica che il Ministro dell'Interno rivolge a Roberto Saviano, a seguito della seconda puntata di Vieni via con me, secondo cui non sarebbe vero che la mafia si arricchisca grazie alla collaborazione con la Lega.
Roberto Maroni cade nell'errore di voler allontanare, come ho appena detto, il fenomeno mafioso relegandolo a un fenomeno meridionale, che non tocca il coerente movimento Leghista. Eppure, guardando alle condizioni di esistenza di un'organizzazione mafiosa, il legame politico è necessario.
Non la Lega, dunque, ma nel senso di non solo lei.
La mafia non è di destra né di centro né di sinistra. E' di chi collabora. E' di chi afferma, come fece Gianfranco Miglio, politico italiano e padre fondatore del Movimento Leghista, che: "Io sono per il mantenimento anche della mafia e della 'ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos'è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un'assurdità. C'è anche un clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate".
D'altra parte è notizia del 2009 che la 'Ndrangheta sarebbe la prima azienda Italiana per fatturato e che contribuisca in modo discreto al Pil Italiano. Siamo assuefatti di Mafia a tal punto che non riusciamo neanche più a riconoscerla. La allontaniamo semplicemente dal nostro immaginario.
Ammazziamo il problema mentalmente, così come si scaccia una mosca che dà fastidio.
Dichiariamo che il nostro partito non collabora con la Mafia, lavandocene le mani dagli altri. Maroni, in qualità di Ministro dell'Interno, non si indignerebbe se la Mafia collaborasse anche solo con altri partiti? Si sentirebbe in pace se la Mafia proliferasse ma non grazie alla Lega? Bella soddisfazione.
Marco Travaglio, vicedirettore de Il Fatto Quotidiano, scrive oggi che nonostante tutto il popolo Italiano si configura come migliore della sua classe dirigente politica.
Qualche ora prima, Roberto Saviano conclude il suo monologo dando precise indicazioni riguardanti la lotta alla mafia: fare ognuno il proprio lavoro, poliziotto e artigiano, banchiere e tabaccaio in maniera sentita e onesta.
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