mercoledì 16 maggio 2012

Due cose di Giovanni Impastato

Giovanni Impastato, fratello di Peppino, durante il dibattito "Memoria e impegno" organizzato dall'associazione di volontariato culturale "La casa di Nando", il 14 maggio 2012, a Gazzada Schianno:
«La mia infanzia l'ho vissuta in mezzo alla natura e al fianco della mafia. Mafia e natura riuscivano a fondersi insieme. Ricordo le carezze di mia madre. Il contatto con la mafia era stranissimo. Ho nella mente immagini di figure patriarcali; l'assassino di Placido Rizzotto giocava con noi. A noi sembravano figure positive, non ci facevano mancare nulla. Ma tutto cambia. La mia infanzia e quella di Peppino finiscono con l'esplosione in aria di nostro zio. 26 aprile 1963. Era primavera». 
«La mafia ha cambiato identikit. Oggi i nuovi mafiosi che hanno assunto ruoli nella cupola sono medici, architetti, commercianti, imprenditori. È una mafia sommersa che ha intrecciato un vasto sistema di affari. Prima si trattava di persone con la quinta elementare che mangiavano pane e cicoria. La mafia è un fenomeno che ci portiamo dietro da 150 anni».

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