
Mentre leggo di Karima El Mahrough, alias Ruby Rubacuori, una delle prostitute che avrebbero frequentato la villa del Presidente ad Arcore, mi immobilizzo sulla sua data di nascita: 1 novembre 1992. E' mia coetanea e io vado per i diciannove. Improvvisamente e inconsciamente mi figuro nella testa le facce delle mie compagne di classe, persone rispettabilissime, montate sul corpo di questa ragazza. Come nei fotomontaggi scadenti dei programmi satirici. Inorridisco mentre realizzo che il sistema marcio incarnato da persone vecchie, e che quindi pensavo destinato ad estinguersi nel giro di qualche anno (per questioni biologiche e cronologiche), intacca mortalmente le nuove generazioni. Queste stesse generazioni investite dai nudi televisivi, dai reality dal sesso e bestemmia facili, appartenenti a quelle reti televisive che con il rispettivo proprietario sono entrate nelle case delle migliaia e migliaia di casalinghe d'Italia cambiando radicalmente la concezione di spettacolo. Era il secolo scorso e fu gettato il seme. Oggi vediamo i primi frutti.
La squallida mercificazione del corpo femminile, la fredda concessione della personalità ricondotta a una logica di stampo clientelare del "do ut des" testimonia che il degrado dei valori e della cultura non sia dovuto soltanto ai tagli. E' una mentalità sempre più diffusa. Un' habituè. Presto sarà il metodo.
Lo squallore raggiunge i suoi apici nei momenti in cui Angelino Alfano, ministro della Giustizia, difende in televisione l'utilizzatore finale affermando che i reati sono stati commessi negli abiti di Silvio "Presidente del Consiglio", e non Silvio "uomo". Quindi la concussione e lo sfruttamento di prostituzione minorile sono giustificabili: è il capo del Governo, per giunta eletto dal popolo. I magistrati non sono eletti dal popolo e quindi non possono arrogarsi il diritto di contestare eventuali trasgressioni e commissioni di reati. Se ci tentano, "vanno puniti". La 'ndrangheta ci ha già pensato con una bomba, fatta esplodere davanti al Tribunale di Reggio Calabria il 3 gennaio 2010, a seguito delle confische ai loro beni.
E mentre ad Arcore prosegue il rito bacchico del Bunga-Bunga, il Caimano dà le spalle, seduto sul sedile posteriore della sua auto di scorta, al Palazzo di Giustizia che lentamente va in fiamme...
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