venerdì 23 dicembre 2011

#OccupyFs - Le ragioni della protesta


Per un esempio di corretta gestione aziendale, prego rivolgersi a Trenitalia. 

Perché offrire ai propri clienti un sistema di trasporto notturno rapido, comodo e a basso costo? Meglio concentrare gli sforzi societari sull’alta velocità, la cui rete non collega interamente il Paese,  i cui prezzi sono notevolmente più elevati,  privando i passeggeri di una cabina letto e obbligandoli a effettuare due o più cambi.

Questa è la scelta strategica che ha adottato Trenitalia. Dall’11 dicembre infatti la società ha deciso di sopprimere i treni a lunga percorrenza per investire tutte le risorse sui collegamenti con il Frecciarossa. Una decisione sconsiderata in quanto, dati alla mano, i treni notte erano il sistema di trasporti più comodo e accessibile che unisse il Paese. Non si tratta, come in altri casi, di un ramo societario ormai morto, incapace di generare reddito. Il sistema di trasporti notturno (peraltro finanziato da soldi pubblici) ha un introito molto alto, sempre anticipato, e le spese non sono certo eccessive, visto che il personale è ridotto al minimo e gestito da ditte appaltatrici. 

Un paio di numeri che vi permetteranno di capire meglio la strategia utilizzata da Trenitalia:

-          Nel 2009 il Comitato Ministeriale per la Programmazione Economica, stanzia un budget di 330 milioni di euro, per il finanziamento del trasporto ferroviario di passeggeri a media e lunga percorrenza, per il triennio 2009-2011

-          Dal 2010, 209 vetture, completamente ristrutturate e rimodernate per un totale di 79 milioni, vengono accantonate e lasciate nei parchi ferroviari a disposizione dei barboni.

-          A marzo 2011 le vetture a disposizione per i servizi nazionali e internazionali in circolazione risultavano 249. Ora sono 136. Con la nuova gara d’appalto diventeranno 60.

-          Da inizio 2011 le biglietterie Trenitalia, a chi volesse comprare un biglietto con posto letto, rispondono che il treno è pieno, nonostante alla partenza i posti disponibili sono sempre più della metà.

-          Ora chi volesse compiere un viaggio notturno, dal sud al nord del Paese, è costretto a utilizzare il sistema di trasporti Frecciarossa, che collega solamente Torino, Milano, Firenze, Roma e Napoli, dovendo per forza compiere numerosi cambi, e pagando un biglietto di mediamente 150 euro, laddove prima ne spendeva 60.

-          L’11 dicembre 2011 le imprese titolari dell’appalto licenziano circa 800 lavoratori dell’accompagnamento notte, mentre Trenitalia non ha ancora deciso a chi dare l’affidamento dei servizi di accoglienza sui treni notte.

Carmine Rotatore, Giuseppe Gison e Oliviero Cassini sono tra questi 800 lavoratori. Loro non ci stanno a fare da comparse in questa manovra adottata dall’amministrazione Trenitalia, in collaborazione con Ferrovie dello Stato. In una lettera si sono visti del tutto privati della dignità, già minata in anni di incertezza lavorativa, e della paga che gli permetteva, con grossi sacrifici, di mantenere le proprie famiglie.

Da 13 notti si sono accampati a 30 metri d’altezza, sulla torre dell’alta tensione al binario 21 della Stazione Centrale di Milano; anche lavoratori di Roma e Torino hanno seguito il loro esempio, mettendo in piedi quello che si può definire un atto di eroica (R)esistenza. Non scenderanno dalla torre finché non avranno la certezza che Trenitalia gli garantisca un posto di lavoro, reintroducendo il servizio di treni notte, o dislocandoli in una delle molteplici società controllate dal gigante delle ferrovie.

Noi siamo stati in Stazione Centrale a Milano, e quello che vi possiamo testimoniare è che queste persone non si fermeranno, passeranno anche il Natale accampati come senza tetto, perché gli è stato negato il diritto fondamentale della ricerca della felicità, perseguibile attraverso il loro lavoro, senza il quale Trenitalia, non solo dimostra un’incapacità a fornire una crescita economica e professionale alle proprie risorse umane, ma smantella un servizio sociale, che i cittadini italiani si erano garantiti con i propri contributi.

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