La primavera araba sta per giungere al suo primo anniversario di vita: erano i primi mesi dell'anno a finire e nel Nord Africa si scatenava la protesta dei popoli del Maghreb. In questi giorni l'Egitto si vede proiettato al voto, e dopo tanti anni il popolo egiziano ha la possibilità di esprimere la propria preferenza politica. Nei giorni scorsi, tuttavia, lo scenario che si presentava ai nostri occhi non è risultato pacifico: il sangue scorreva ancora e tristi immagini ci giungevano dalle telecamere di Piazza Tahrir. Ho potuto raggiungere ancora Ahmed, che già intervistai a febbraio. Gli ho chiesto di definirmi in un soffio la situazione.
Ciao Ahmed, stiamo assistendo in questi giorni a scene terribili in Egitto e Piazza Tahrir si dimostra ancora come un luogo di protesta e repressione sanguinosa. Perché?
La Giunta Militare ha annunciato di aderire ai principi da approvare in costituzione da parte dell'Assemblea Popolare. Il significato di questi principi è chiaro: l'esercito ha la più alta autorità nel paese.
Cosa sta accadendo?
Le persone si sono sentite tradite e hanno deciso di uscire per esprimere il loro dissenso riguardo l'approvazione del documento. Sono rimaste tristemente sorprese dal fatto che l'esercito uccida la gente, come accadeva con il precedente governo.
Cosa pensi che possa accadere nei prossimi giorni?
Questa vicenda si ripercuoterà su tutti i partiti politici e su tutte le sezioni del popolo.
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