Sono gli ultimi giorni in questa università quasi abbandonata e decadente. Dopodomani lasceremo questa città, attraverseremo ancora una volta Pechino per volare in Thailandia. Aspetto da due anni e mezzo il ritorno a Bangkok, l'attesa è così bella che vorrei non finisse mai, e la paura che non sia come ricordo, come l'ho amata, è gigante. Sarà bellissimo, lo so, ma sono spaventata.
Cerco di godermi le ultime ore di Cina, ripensando a questi strane settimane. Shijiazhuang è il capoluogo dell'Hebei, la regione di cui fa parte anche Pechino. È una città giovane, nata nel dopoguerra, partendo da un piccolo centro rurale. È immensa, avvolta nello smog che nasconde le cime dei grattacieli, non lascia intravedere stelle e crea una cappa grigia che raramente se ne va. Ci sono dei parchi, ne ho visto uno solo. Grande, pulito, bello. Affollato la domenica di persone di tutte le età, intente a giocare, a cercare un po' di fresco, un po' di natura. Uno degli aspetti che mi piacciono dei cinesi, così come anche di altri popoli asiatici, è che la sera le piazze siano piene di gente allineata in perfetto ordine che balla, fa ginnastica, pattina, a ritmo di musica. Quel pomeriggio al parco, eravamo circondati da persone che giocavano a volano, facevano taiji, e diversi altri sport tradizionali. C'era armonia, tranquillità, anche in una città gigante e trafficata come questa.
In queste tre settimane siamo state in un palazzo di sei piani, dove all'ultimo ci sono aule in cui la mattina facciamo lezione, e le lavatrici. Gli altri piani sono occupati da camere, la nostra è al piano terra, tra ogni genere di odore della strada e umidità impressionante. Accanto a questo edificio c'è il bar dell'università, dove passiamo le nostre giornate. Siamo gli unici clienti, ed ormai è diventata casa nostra. Di recente è stato aperto il nuovo campus universitario, questo spiega perché sia quasi inquietante girare di sera nei corridoi e nella zona circostante. Sembra seriamente il set di un film dell'orrore, soprattutto se con pioggia e nebbia.L'altro giorno, la squadra Italia-Corea ha sfidato in un acceso 3 vs 3 la Cina a basket. Due divertenti ore di gioco, io unica ragazza nel raggio di chilometri. Anche se capivo poco e niente di quel che mi dicevano, i tre cinesi mi han fatta ridere fino alle lacrime, strategia per rubarmi la palla. Il mio corpo soffre ancora, ma ho segnato ben sei punti, incredibile.Avrei voluto raccontare meglio cosa c'è qui, ma la febbre, la stanchezza, la tristezza di partire, non me lo concedono, non stasera, nell'unico momento di calma che ho trovato.
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Nonostante la febbre, la stanchezza e la tristezza di partire non te lo concedano, con questi paragrafi hai reso benissimo l'idea !
RispondiEliminaNonostante le esperienze vissute, mi è sempre difficile non avere dei pregiudizi, soprattutto su un paese come la Cina. Devo ammettere che anche solo "leggendo" questo piccolo ritratto ho posto le fondamenta per costruire quello che sarà la mia prima immagine di Cina senza velo davanti agli occhi.
Grazie !