mercoledì 22 dicembre 2010

Quale energia dal nucleare?

Il forum nucleare Italiano, fondato da aziende come la Edison, l'Enel o l'Ansaldo nucleare, si è posto l'obiettivo di contribuire alla ripresa del dibattito pubblico sullo sviluppo dell'energia nucleare in Italia. Avrete sicuramente visto, in questi giorni, l'originale pubblicità dei due giocatori di scacchi che rappresentano allegoricamente i "pro-nucleare" (il giocatore con le pedine bianche) e "contro-nucleare" (il giocatore con le pedine nere). All'interno del sito dell'associazione svettano articoli dai brillanti titoli quali "Perché il nucleare fa bene all'ambiente" o "Il nucleare: un'energia pulita e sicura". Il 20 dicembre però Chicco Testa evidenzia in un post come i pareri pervenuti siano in maggioranza sfavorevoli sull'argomento e incolpa altri forum di questo fenomeno. Come se fosse vietato informarsi in maniera libera. L'articolo si intitola: "A chi ancora crede che il nucleare sia nemico delle rinnovabili" e mostra le ragioni per cui la scelta, oggi, non sia tra rinnovabili e nucleare, ma (più semplicisticamente, ndr) tra carbone e nucleare. Ne siamo davvero sicuri?
Le più recenti centrali nucleari, denominate a sicurezza passiva, offrono discreti miglioramenti legati alla sicurezza. Non esiste tuttavia nessuna centrale nucleare totalmente sicura. Ne esiste, al limite, una "più sicura" di un'altra. Se dovesse avvenire un incidente non si sarebbe capaci di affrontarlo con i giusti mezzi. Inoltre i costi di progetto (e non di attuazione effettiva, solitamente maggiorati) risultano essere quattro volte superiori a quelli di una centrale a ciclo combinato gas-vapore. Questo dato va associato al fatto che, specie nei paesi Osce (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), la richiesta di impianti energetici si concentra su una tipologia piccola e flessibile, che entrino in funzione in tempi rapidi e che non mettano a rischio le finanze. Non di certo grandi impianti nucleari.

C'è chi sostiene poi che le centrali nucleari abbattano notevolmente la produzione di CO2. Vero. Ma non sono a inquinamento zero. E se non incidono particolarmente nella produzione di anidride carbonica, lo fanno nella produzione di radiazioni, che rappresentano un danno pericoloso e una minaccia alla salute degli esseri viventi. In tutte le fasi del processo: estrazione, trattamento e stoccaggio delle scorie. E' bene ricordare, infatti, che nonostante anni di ricerca, il problema dello stoccaggio sicuro è rimasto irrisolto. Gli Stati Uniti nel giro di dieci anni costruiranno un sito nel deserto del Nevada. L'Europa si presenta in ritardo sulle scelte o ne sviluppa di decisamente più intelligenti: nei deserti si propone di installare pannelli solari (ad esempio nel Sahara).
Una scoria radioattiva può durare fino a 100.000 anni. Ciò vuol dire che i nostri rifiuti non muoiono con noi ma persistono nel tempo. In Germania si stanno preoccupando di trovare una simbologia appropriata che permetta di riconoscere all'uomo del 102.011 d.C. la presenza di scorie dannose sotto ai suoi piedi. Come addebitiamo irresponsabilmente il debito pubblico sulle teste dei nostri figli, così lo facciamo con i nostri scarti e rifiuti.

Per determinare il costo dell'elettricità prodotta da nucleare sarebbe utile, sulla carta, aggiungere anche tutta quella serie di costi legati agli investimenti pubblici, i servizi per l'approvvigionamento dei materiali e dei combustibili, la gestione dei rifiuti e la messa fuori servizio della centrale nucleare. Nascondendo questi soldi si fa certo passare questo tipo di energia per meno cara, ma i costi reali sono molto più elevati.

Le centrali nucleari, per il loro elevato potenziale energetico (che può essere produttivo ma anche distruttivo) possono essere considerabili come obiettivi terroristici. L'esplosione di una centrale nucleare non è un fatto da escludere. Non si può prevedere con certezza matematica che mai nessun aereo cadrà su una centrale. E nel caso succeda una catastrofe la responsabilità finanziaria più alta al mondo è per ora quella offerta in America: 10 miliardi di dollari. Una somma davvero elevata tuttavia insufficiente a far fronte a un incidente quale quello di Chernobil.

Visto che l'Italia ha preso un impegno preciso, ovvero il "20-20-20" (riduzione della produzione di CO2 del 20% entro il 2020), piuttosto che concentrarsi sull'energia nucleare, tra l'altro non considerata nemmeno rinnovabile dalla Commissione europea, farebbe meglio a progredire nella già sviluppata ricerca per il solare (seconda in Europa, dietro la Germania) o per l'eolico. Così, per citare due esempi.

Cito il libro "L'energia pulita", di Pietro Menna. Mi ha fornito alcuni spunti interessanti e informazioni.

martedì 21 dicembre 2010

Anticorpi per antidemocratici

La storia ha già prodotto gli anticorpi ai Berlusconi dei popoli.
A re Carlo I Stuart, che si rifiutava di riconoscere l'indipendenza e l'autorità della Corte parlamentare, il Presidente ribadì che sopra la testa di tutti, compresa la sua, pendeva inviolabile la legge. Non il partito, ma la corte di giustizia doveva occuparsi dell'interpretazione della legge. Il re, alla fine, fu condannato a morte.
Gli americani che nel 1776 dichiararono l'indipendenza dalla madrepatria, motivano così nei documenti: "La storia dell'attuale Re di Gran Bretagna è una storia di ripetute offese e usurpazioni. Egli ha rifiutato di dare il suo assenso alle leggi più opportune e necessarie del bene pubblico. Egli ha ricattato i governatori e ha convocato i corpi legislativi in luoghi inconsueti, scomodi e distanti dai loro archivi, al solo scopo di piegarli all'accoglimento delle misure da lui volute. Egli ha ripetutamente disciolto le Assemblee Rappresentative che si erano riunite allo scopo di opporsi con virile fermezza alle sue violazioni dei diritti del popolo. Egli ha intralciato l'amministrazione della Giustizia, rifiutando il suo assenso a leggi dirette a stabilire i poteri giudiziari e ha reso i Giudici dipendenti dal suo esclusivo arbitrio per quel che riguarda la durata del loro mandato e l'importo ed il pagamento dei loro stipendi. Egli ha creato una moltitudine di nuove cariche e le ha inviate a tormentare il nostro popolo e divorarne gli averi. Ha ostentato di rendere il potere militare indipendente dal potere civile e ad esso superiore."

Benedetto Spinoza, filosofo del 1600, argomentava nel Trattato teologico politico l'importanza della libertà nello Stato. "Il fine ultimo dell'organizzazione statale non è quello di dominare gli uomini e neppure frenarli con la paura o farli cadere in balìa di altri, bensì quello di liberare ciascuno dalla paura affinché, nei limiti del possibile, possa vivere in sicurezza e conservare il suo diritto naturale a esistere e agire senza danno suo e di altri. Nessuno può deliberare contro l'autorità sovrana ma gli sarà lecito avere dei sentimenti e delle opinioni propri e di conseguenza gli sarà lecito esternarli senza frode, ira e odio e con l'intento di introdurre mutamenti nella cosa pubblica in forza della sua sola volontà."

Immanuel Kant invece, nella sua opera Per la pace perpetua, chiarisce un punto importante riguardo la concezione, spesso invocata anche ai giorni nostri, dell'uomo politico che governa per volere del popolo: la repubblica è l'unica costituzione possibile per la pace. "Essa garantisce agli uomini lo stato di cittadini e non solo sudditi. Se i cittadini fossero soltanto sudditi ne deriverebbe che il sovrano sarebbe il proprietario dello Stato e nulla avrebbe da rimettere a causa della guerra dei suoi banchetti, delle sue cacce, delle sue case di diporto, delle sue feste di Corte, ecc.."


Può essere poi la democrazia negativa? Alexis de Tocqueville, nella sua opera "La democrazia in America", 1830, affermava di sì.

Qualche anno dopo anche John Stuart Mill era parecchio categorico: in realtà quello che viene fatto passare per “governo del popolo”, si traduce nella auto-elezione di una folta maggioranza che spazza via qualsiasi forma di minoranza. In altre parole, la democrazia pura non tiene conto dei pareri diversi e uniforma tutto e tutti al volere “dei più”. Un partito dell'amore che spazza via i partiti dell'odio.


Larry Diamond e Marc Plattner, studiosi contemporanei dello sviluppo della democrazia a livello globale, offrono un'interessante divisione tra democrazie elettorali e democrazie liberali.

L'elemento unico e necessario per poter considerarsi nella prima categoria (la democrazia elettorale) è la possibilità di svolgere elezioni regolari, libere e corrette tra i vari partiti. Per poter essere delle democrazie liberali è necessario soddisfare ben cinque criteri oltre a questo citato. Innanzitutto la possibilità di avere libertà civili: di fede, di espressione, di organizzazione, di protesta e di assemblea. Poi, la parità di trattamento di fronte alla legge. La magistratura deve essere indipendente e neutrale, non subordinata all'esecutivo né a qualche parte politica. Le istituzioni quali le banche centrali o le autorità di controllo dei mezzi di comunicazione devono essere autonome e dotate di effettivi poteri. I media, in un'ottica di aperta pluralità, devono essere liberi. Infine, le forze armate devono essere poste sotto il controllo del governo democraticamente eletto.


Come siamo messi in Italia?

martedì 7 dicembre 2010

Power against power

English version of the previous post: "Potere contro potere".

"Do everything but please let us know later. One morning when we wake up tell us that you have done this and we will be happy."
- Benito Mussolini, 1944, on the attitudes of the Italian people.

The network is beautiful because is free. You can hardly conceal the information contained in it. It is precisely for this reason that is the worst enemy of the government policies of nations. The policy, which too often closes in on itself and tends to get dirty with mud alone, systematically fought the purity and freedom of the network. That's what is happening these days: an international organization that receives documents of a government or business anonymously, and loads them on the web, called Wikileaks, whose number one is called Julian Assange (Australian, 38 years) is charging in the network from 2007 million documents regarding current hot linked to the wars in Afghanistan and Iraq up to the recent publication of confidential documents relating to consideration by U.S. officials on European leaders.
Despite the furore is determined mainly by those acts (Hillary Clinton rushed to Kazakhstan, into the OSCE summit, to repair the bluff), I would like to focus on situations even more alarming than just reviews related defects, and attitudes of some leaders of nations. In the Wikileaks site contains movies and unpublished documents that certificate the killing of civilians, concealment of bodies, forces prepared for killing Taliban without the need to appeal to a regular trial. Monstrosity of war. The revelation of these documents generates fear in the big nations and big industries which take benefits from the economical activity of war (Yuri Orlov, who is Nicolas Cage, in the film Lord of War, admits that "to take over the world will be the arms dealers, because others will be too busy shooting at each other." The film is also reported that the major arms suppliers are the United States, Britain, Russia, France and China and that all five are permanent members of the Board UN Security).

The press shifts the focus on political gossip. But who speaks of civilians killed by two American Apache helicopters fired in a neighborhood of New Baghdad July 12, 2007?
Certainly not Franco Frattini, Italian Foreign Minister, who would like Julian Assange captured and imprisoned as a bomber. Why? Attack on the lies? People must be active witnesses and careful operators and actions of their governments. Just so you can make the right choices and determine who does their job well and who's not. We are the masters of our representatives. They must act according to our will, in the sense that they must represent.

An international arrest warrant hanging over the head of Julian Assange. The reasons are those of rape (which he rejected, through his lawyer is sure that this is an operation designed to discredit his figure). This means that the number one of Wikileaks is wanted in 188 countries. Co
nsidered like Bin Laden. A computer journalist likened to a fundamentalist terrorist. Informative power against the destructive power.
The world looks for allegedly abusing two girls while many politicians have been accused of major crimes or corruption (I am reminded of the sad example of Italy).
Forced to take to the bush, fleeing from place to place in the world for the immense guilt of having published the documents that have enabled millions of people to realize how things go. Convicted for free information. We may not realize how serious this fact. Creates a dangerous precedent, saying loud and clear: look what happens if I reveal our secrets. We complain so much of the national information "Bavaglio laws" and we do not think that this could be a global edict against the freedom to say and tell the facts.

Dear Julian, if you had come for a day in Italy, I am glad to host you at my house.

giovedì 2 dicembre 2010

Potere contro potere

"Fate tutto ma fatecelo sapere dopo. Una mattina quando ci svegliamo diteci di avere fatto questo e noi saremo contenti".
- Benito Mussolini, 1944, sulle attitudini del popolo Italiano.

La rete è bella perché libera. Difficilmente si possono occultare le informazioni contenute in essa. Ed è proprio per questo motivo che rappresenta il peggior nemico delle amministrazioni politiche della nazioni. La politica, che troppo spesso si chiude in se stessa e tende a sporcarsi di fango da sola, combatte sistematicamente la purezza e la libertà della rete. E' quanto sta accadendo in questi giorni: un'organizzazione internazionale che riceve documenti di carattere governativo o aziendale in modo anonimo e li carica sul web, che si chiama Wikileaks, il cui numero uno si chiama Julian Assange (australiano, 38 anni), sta caricando in rete dal 2007 milioni di documenti riguardanti situazioni scottanti legate alle guerre di Afghanistan e Iraq fino ad arrivare alle recenti pubblicazioni di documenti confidenziali riguardanti le considerazioni da parte di funzionari Americani sui leader europei.
Nonostante lo scalpore sia determinato principalmente da questi ultimi atti (La Clinton, di foga, si è precipitata in Kazakistan, al vertice dell'Osce, per riparare ai bluff), vorrei che l'attenzione sia riposta in situazioni ben più allarmanti di semplici giudizi che riguardano vizi, attitudini e difetti di alcuni leader di nazioni. Nel sito Wikileaks sono contenuti filmati e documenti inediti che testimoniano uccisioni di civili, occultamenti di corpi, forze predisposte per l'uccisione di talebani senza la necessità di appellarsi a un regolare processo. Mostruosità di guerra. La rivelazione di questi documenti fa paura alle grandi nazioni e alle grandi industrie che sulla guerra investono l'economia (Yuri Orlov, ovvero Nicolas Cage, nel film Lord of War, confessa che "a prendersi il mondo saranno i trafficanti d'armi, perché gli altri saranno troppo occupati a spararsi a vicenda". Nel film inoltre viene denunciato che i maggiori fornitori d'armi sono gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Russia, la Francia e la Cina e che tutte e cinque sono membri permanenti del consiglio di sicurezza dell'Onu).

La stampa sposta l'attenzione sui pettegolezzi politici. Ma chi parla dell'uccisione di civili da parte di due elicotteri Apache americani che spararono con accanimento in un quartiere di New Baghdad il 12 luglio 2007?
Di certo non Franco Frattini, ministro degli Esteri Italiano, che vorrebbe Julian Assange catturato e imprigionato in qualità di attentatore. A cosa? Attentatore alle menzogne? Le persone devono essere testimoni attivi e attenti degli operati e delle azioni dei rispettivi governi. Solo così è possibile effettuare le scelte giuste e stabilire chi esegue bene il proprio lavoro e chi no. Siamo i padroni dei nostri rappresentanti. Essi devono agire in base alla nostra volontà, nel senso che devono rappresentarla.

Un mandato internazionale di cattura pende sulla testa di Julian Assange. I motivi sono quelli di stupro (da lui rigettati, tramite il suo avvocato: è sicuro che si tratti di un'operazione con lo scopo di screditare la sua figura). Ciò vuol dire che il numero uno di Wikileaks è ricercato in 188 paesi. Posto al pari di Bin Laden. Un giornalista informatico paragonato a un terrorista fondamentalista. Potere informativo contro potere distruttivo.
Il mondo lo cerca per aver abusato presuntamente di due ragazze mentre politici di numerosi stati sono accusati di corruzione o reati importanti (mi viene in mente l'esempio triste dell'Italia).
Costretto a darsi alla macchia, fugge da un posto all'altro del mondo per l'immensa colpa di aver pubblicato dei documenti che hanno permesso a milioni di persone di rendersi conto di come vanno le cose. Condannato per informazione libera. Forse non ci rendiamo conto di quanto sia grave questo fatto. Crea un precedente pericolosissimo, dicendo forte e chiaro: guarda cosa succede se sveli i nostri segreti. Ci lamentiamo tanto delle leggi bavaglio nazionali all'informazione e non pensiamo che questo possa essere un editto mondiale contro la libertà di dire e informare sui fatti.

Caro Julian, se dovessi capitare per un giorno in Italia, ti ospito io volentieri a casa mia.

domenica 21 novembre 2010

Essere e apparire onesti

Nel paese in cui il quotidiano Il Giornale indice una raccolta firme contro Roberto Saviano che parla di mafia e non, magari, una raccolta firme contro la mafia (la cosa è divertente, infatti suona così: "Invia anche tu la tua firma per dire a quel totem ricco di Roberto Saviano che non sei mafioso"), e in cui il ministro dell'Interno Roberto Maroni si indigna perché lo stesso scrittore denuncia, basandosi su atti e inchieste giudiziarie, che la 'ndrangheta tenta di interloquire con la Lega al nord, Lucia Annunziata, conduttrice di In mezz'ora su Rai Tre, decide di intervistare su vari temi riguardanti la legalità proprio lui, il ministro dell'Interno, e di chiedergli in particolar modo un parere circa la recente notizia della conferma di condanna per mafia a Dell'Utri, che ora si appella alla Cassazione, avendo già ricevuto la sentenza in primo, secondo grado e in appello (i tre "momenti" di un processo).
Maroni, che sui processi ai parlamentari aveva già ricevuto una domanda da parte mia ad ottobre di quest'anno (nello specifico l'oggetto era Cosentino, accusato di riciclaggio illegale di rifiuti tossici e camorra), ha ripetuto a disco rotto la stessa risposta che allora diede a me: "Ricordo che la nostra Costituzione prevede la presunzione di innocenza, pertanto sino alla fine del processo, tutte le opinioni e i fatti sottolineati dai giornali rientrano nella categoria del processo mediatico".
Visto che si tratta di una risposta ricorrente (Sia con me, sia con Lucia Annunziata ha voluto limitarsi all'osservare un principio costituzionale), questa volta vorrei fare di più: proporgli qui di seguito un discorso che nel 1989 pronunciava, di fronte agli studenti, Paolo Borsellino, da me condiviso appena dopo averlo letto, riportato nel libro "Promemoria", di Marco Travaglio:
"L'equivoco su cui spesso si gioca è questo: quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato quindi quel politico è un uomo onesto. E no, questo discorso non va perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire, beh, ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest'uomo è mafioso. Però siccome dalle indagini sono emersi altri fatti del genere altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato quindi è un uomo onesto. Il sospetto dovrebbe indurre soprattutto i partiti politici quantomeno a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati".

martedì 16 novembre 2010

Sconfiggere i draghi

La prima cosa che colpisce studiando il fenomeno del sistema mafioso è che ancor prima di essere considerato un fenomeno criminale, è descritto come un' organizzazione di potere.
Le mafie sono forti poteri con forti regole, come ricordava molto bene ieri sera Roberto Saviano.

La loro esistenza non si basa tanto sulle attività illecite e criminali: quelli sono gli effetti. Le mafie esistono perché si alleano e collaborano con funzionari di Stato, politici e strati sociali della popolazione. Senza queste preziose alleanze, che spianano le strade e semplificano le operazioni in qualunque campo le mafie decidano di operare, esse si indeboliscono e muoiono.

Grazie al lassismo e agli interessi personali, lo Stato coadiuva la mafia.
Non stupirà quindi che in merito all'uccisione di Giovanni Falcone oggi non si parli più di strage mafiosa, bensì di un assassinio da parte della mafia e di apparati deviati dello Stato, che insieme collaborarono perché l'opera andasse a buon fine.

Se le mafie nascono verso la fine del 1700 e nei primi del 1800, collocabili geograficamente nel Sud Italia, nel 2010 esse hanno allungato i loro chilometrici tentacoli andando a estendere il loro raggio operativo al resto dell'Italia, all'Europa e al mondo intero. Solo la 'Ndrangheta opera in più di quaranta paesi.

Non si deve accogliere con stupore la notizia per cui determinate organizzazioni mafiose stiano investendo, ad esempio, in Lombardia. A dispetto delle dichiarazioni di personaggi autorevoli in campo politico, la mafia certifica la propria esistenza in queste zone. E' già avvenuta una guerra tra di loro in seno alla Lombardia. Ricordava sempre Saviano, ieri sera, della recente morte di chi ha tentato di staccarsi dalla madre meridionale.

E' per questo che è necessario evitare di allontanare mentalmente l'idea di un male che sia radicato lontano da noi. La mafia non è il padrino che - stuzzicadente alla bocca e pistola in mano - chiede il pizzo alla salumeria di Palermo. La mafia è l'impresa edile che costruisce strade, palazzi, linee ferroviarie e case. La mafia è potere economico. E' soldi liquidi. E' la mutazione tumorale dell'imprenditoria.

Accolgo con dispiacere, quindi, la critica che il Ministro dell'Interno rivolge a Roberto Saviano, a seguito della seconda puntata di Vieni via con me, secondo cui non sarebbe vero che la mafia si arricchisca grazie alla collaborazione con la Lega.
Roberto Maroni cade nell'errore di voler allontanare, come ho appena detto, il fenomeno mafioso relegandolo a un fenomeno meridionale, che non tocca il coerente movimento Leghista. Eppure, guardando alle condizioni di esistenza di un'organizzazione mafiosa, il legame politico è necessario.
Non la Lega, dunque, ma nel senso di non solo lei.

La mafia non è di destra né di centro né di sinistra. E' di chi collabora. E' di chi afferma, come fece Gianfranco Miglio, politico italiano e padre fondatore del Movimento Leghista, che: "Io sono per il mantenimento anche della mafia e della 'ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos'è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un'assurdità. C'è anche un clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate".

D'altra parte è notizia del 2009 che la 'Ndrangheta sarebbe la prima azienda Italiana per fatturato e che contribuisca in modo discreto al Pil Italiano. Siamo assuefatti di Mafia a tal punto che non riusciamo neanche più a riconoscerla. La allontaniamo semplicemente dal nostro immaginario.

Ammazziamo il problema mentalmente, così come si scaccia una mosca che dà fastidio.
Dichiariamo che il nostro partito non collabora con la Mafia, lavandocene le mani dagli altri. Maroni, in qualità di Ministro dell'Interno, non si indignerebbe se la Mafia collaborasse anche solo con altri partiti? Si sentirebbe in pace se la Mafia proliferasse ma non grazie alla Lega? Bella soddisfazione.


Marco Travaglio, vicedirettore de Il Fatto Quotidiano, scrive oggi che nonostante tutto il popolo Italiano si configura come migliore della sua classe dirigente politica.

Qualche ora prima, Roberto Saviano conclude il suo monologo dando precise indicazioni riguardanti la lotta alla mafia: fare ognuno il proprio lavoro, poliziotto e artigiano, banchiere e tabaccaio in maniera sentita e onesta.

mercoledì 10 novembre 2010

Fini dei giochi

Se, come ricordava l'altra sera Roberto Benigni a Vieni via con me, cantando le proprietà di Berlusconi, il presidente del Consiglio abbia ancora intenzione di conquistare il Colle diventando, tra tre anni, Presidente della Repubblica (magari con poteri rafforzati), vale la pena spendere qualche parola sull'attuale situazione politica Italiana.
Il discorso dell'altro giorno di Fini a Bastia Umbra ha scosso le colonne della Seconda Repubblica, facendo cadere polvere e creando vistose crepe. Dalle sue parole non si torna più indietro. Il leader di Futuro e Libertà per l'Italia ha definitivamente rotto i vecchi equilibri e lascia il campo aperto a nuovi scenari.
Dal canto suo propone che il Presidente del Consiglio rassegni le dimissioni e si passi a un altro governo che escluda la Lega e apra le porte all'Udc.
Dal canto di Silvio Berlusconi rassegnare le dimissioni appare come un ostacolo pericoloso che va a porsi tra lui e l'obiettivo che vuole raggiungere e che ho appena menzionato.

Se quindi da un lato è in ballo il gioco delle responsabilità (Fini: deve essere Berlusconi ad annunciare la crisi di governo; Berlusconi: deve essere Fini a sfiduciarmi) dall'altro la posta in gioco è davvero alta: i progetti politici, giudiziari ed economici del presidente del Consiglio andrebbero in fumo.
Con nuove elezioni, il trend sarebbe questo: Calo per Pdl e salita per Lega (12%) e neonato Fli (5%, dati Ipr).
Risultato: crollo della figura di leader per Silvio Berlusconi.
Nelle peggiori delle ipotesi il governo durerà per un po' di tempo, andando "sotto" in sede di votazioni che vedono contrario Fli (ne abbiamo avuto un assaggio lunedì, con il Governo battuto tre volte in Parlamento), ma continuando a latitare senza avere la voglia di effettuare le riforme necessarie al popolo (si è visto fino a ora) né la possibilità di fare le leggi a favore della singola personam o di un gruppo ristretto di personas (idem).

In questi anni, a causa della assenza del limite tra interessi legati alla sfera pubblica e interessi legati alla sfera privata presente nella figura del Presidente del Consiglio (e non mi riferisco ai casi legati alle sue abitudini di vita, bensì agli interessi economici), abbiamo visto una poderosa opera di privatizzazione (appunto) della giustizia con l'annullamento di determinati reati (come il falso in bilancio) o la creazione di leggi, anche temporanee, che garantissero l'incolumità a determinati processati (legittimo impedimento o Lodo Alfano).
Lo scopo della discesa in campo del Cavaliere appare sempre più chiaro. Ne è una prova il fatto che in tempi di crisi, dove Obama tenta disperatamente di comunicare agli americani delusi gli effetti e i risultati del suo operato in ambito economico, da noi si parla ancora solo e unicamente di prostitute o vicende legate alle vita personale delle persone.

Fini ha posto un freno alla privatizzazione della politica Italiana, cominciata da Craxi ai suoi tempi con le tangenti e ben proseguita dal Berlusconismo. Una privatizzazione che probabilmente sarebbe proseguita ancora per molto tempo e che forse ancora non è giunta al suo termine.
Non si conoscono ancora gli sviluppi cui andremo incontro.
Anche se alcune agenzie di stampa parlano già del governo con il participio passato, tutto è ancora da decidere.
L'egemonia di Berlusconi sembra al tramonto e probabilmente non riuscirà a raggiungere l'obiettivo prefissato: la presidenza della Repubblica e un sistema politico Italiano fortemente privatizzato e "personale".

Di due cose si dovrà tenere conto: le future alleanze politiche e la pazienza dei cittadini che andranno a votare, magari non influenzati da un monopolio dei mezzi informativi che pesa tutto da un lato e con la possibilità di scegliere direttamente i propri rappresentanti.



(Per la stesura di questo post ho letto il libro Berlusconi, di Paul Ginsborg. Mi ha fornito preziose informazioni a riguardo)

domenica 7 novembre 2010

L'omeopatia del cambiamento

"Siete davvero sicuri di voler ridare le chiavi della macchina a chi l'ha gettata nel burrone?" Con Questa frase il presidente Americano Barack Obama ha accompagnato la campagna delle Politiche di Midterm 2010. A quanto traspare dai risultati, sembrerebbe che la risposta sia uno sconfortante "sì".
Sorge spontaneo chiedersi perché in appena due anni dall'ultima elezione l'elettorato Americano abbia così pesantemente deciso di virare a destra. Anche se il Senato rimane in mano ai Democratici (53 seggi contro 46), la vera sconfitta si è giocata alla Camera: 187 seggi Democratici ma 239 seggi Repubblicani.
Quegli stessi Repubblicani accusati dagli elettori del 2008 di aver causato due guerre senza fine, la crisi economica e di non aver assistito le classi più disagiate oggi sono rieletti alla guida di uno dei due rami del Congresso.
Io credo che questo fenomeno sia da far risalire a tre cause:
1- La popolazione si aspettava il miracolo. La campagna Democratica del 2008 era fortemente incentrata sulla Speranza e sul cambiamento, e le persone ci credettero. Ora, a distanza di due anni, anche se la macchina governativa si è messa in moto, questo cambiamento non risulta ancora tanto tangibile. In altre parole gli elettori hanno voluto intraprendere un cammino senza pensare che magari i tempi sarebbero stati anche lunghi. Non vedendo grossi risultati, hanno abbandonato subito la nave. Eppure nel discorso di insediamento alla Casa Bianca, il presidente Barack Obama era stato molto chiaro: "Forse ci vorrà solo un mandato, forse due affinché potremo uscire dalla tempesta".

2- I Repubblicani, dal canto loro, hanno sfruttato l'ambiente creato dal loro operato. Usando la crisi per incutere timore e paura alle folle, si sono assicurati il voto dei conservatori e degli elettori "di sinistra" scontenti e in difficoltà. Ai Repubblicani sono state versate anche ingenti somme di denaro per finanziare le loro campagne elettorali. Questo a dimostrazione del fatto che le grandi multinazionali e le lobby, e non i cittadini semplici, traggono beneficio dai Repubblicani, che vorrebbero l'estensione della Bush Tax Cuts a tutta la popolazione, compresi i ricchi. Obama invece vorrebbe che i ricchi (reddito superiore a 250.000 dollari) paghino più tasse e i poveri meno. Ovvero vorrebbe che i contributi vengano versati in base alle possibilità di ognuno, causando l'avversità dei grandi gruppi industriali.

3- Il cambiamento è omeopatico. Un medicinale omeopatico sfrutta il pathos omoios, la "sofferenza simile". Ovvero, per risolvere una malattia impiega più tempo di un medicinale allopatico in quanto stimola la guarigione attraverso l'esposizione alla malattia nel malato. E' un po' come i cerottini per smettere di fumare: in quel caso viene messa in circolo nicotina in quantità sempre minori in modo che l'assuefazione da nicotina svanisca pian piano. Dare sempre meno vino a un ubriaco, per intenderci.
Così il cambiamento: un miracolo sociale è difficilmente realizzabile, a maggior ragione in tempi limitati. La popolazione non capisce questo. Deve dare tempo al tempo e anche soffrire e saper guadagnarsi il meglio.
Sarà per questo che la medicina omeopatica è vista con scetticismo: non dà subito risultati, ma nel tempo, strutturando una soluzione efficace e definitiva.
Uno dei peggiori fenomeni a livello politico è il repentino cambiamento di colore nelle amministrazioni. Questo comporta un continuo cambiamento di programmi e una conseguente inconcludenza di qualsiasi processo. La psicologia umana invece prevede l'abbandono di ciò che non vede funzionare, magari solo all'apparenza. Nessuno ruba, ad esempio, un cellulare vecchio in bianco e nero. Eppure le sue funzioni sono attive: telefona e invia messaggi di testo.

In una partita così importante come quella del voto politico, è giusto che le persone non si fermino mai alla superficialità. Nel sacro momento in cui si va ad apporre una croce sopra il nome del proprio partito è giusto che il singolo elettore si senta investito di un compito immane, importantissimo e carico di estreme conseguenze.
E' per questo che deve essere informato di ogni possibile causa ed effetto.
Sta scegliendo il futuro della sua nazione.

domenica 31 ottobre 2010

Caro Ministro Maroni, come andiamo?

E' stata la mia prima possibilità di dialogo con una persona importante e a contatto diretto con la realtà di cui si parlava nella sede dell'incontro: Poter domandare al ministro degli Interni Roberto Maroni quale sia la sua visione dell'operato di tutto il governo in tema di legalità e lotta alla criminalità organizzata è stato davvero molto interessante.
Specialmente per il fatto che mi è stato possibile esprimere anche opinioni riguardanti le scelte operate nel corso della legislatura. E ho fatto notare questo: "Tenendo ben presente gli ottimi risultati riportati dal suo operato nel corso di questa legislatura, frutto del suo impegno personale e della collaborazione tra lei e i corpi della magistratura e dell’ordine pubblico, appare sempre più evidente a livello governativo una netta linea di separazione delle volontà tra chi, come lei, si adopera per fare sì che il bene della cosa pubblica, e di conseguenza dei cittadini, venga preservato in maniera assoluta e incondizionata dai mali che si incarnano nella criminalità organizzata, nella Camorra, nella ‘Ndrangheta, in Cosa Nostra, in Stidda e quant’altro e chi, (peraltro andando contro al suo lavoro), tenta di incagliare il corretto svolgersi delle operazioni attraverso votazioni che prevedano tagli alle forze predisposte per il contrasto di questa criminalità organizzata, o ancora che prevedano annullamenti di reati (penso allo scudo fiscale: lì non c'era la tracciabilità dei pagamenti), sospensioni dei giudizi o anche innalzino impedimenti e neghino autorizzazioni a procedere nei confronti di indagati eccellenti pur coinvolti in vicende di reato gravi.

Mi viene da pensare al recente esempio di Nicola Cosentino.

Ecco, analizzando questa linea separativa mi viene da chiedere a lei come si possa sentire un Ministro in una situazione come questa, per la quale si corre il rischio che il buon operato di taluni venga, per così dire, “infangato” dalle gesta di altri.

E ancora: sarà possibile ottenere una totale coerenza a livello governativo riguardo a determinati aspetti importanti? Cioè: è possibile che in tema di lotta alle mafie, tutti possano seguire un unico esempio di operosità positiva volto all’assoluta vittoria dell’onestà sulla disonestà?"

La risposta di Maroni mi è piaciuta e non mi è piaciuta.

Ho apprezzato il fatto che abbia ripreso ogni singolo punto da me sollevato, tentando di dare una risposta completa, ma spesso sorvolava su punti essenziali e non arrivava al nocciolo della situazione.

Ha cominciato con il ricordarmi che nella nostra Costituzione non è più prevista l'immunità parlamentare ma il giudice non può procedere nelle indagini qualora un membro del Parlamento esprimi opinioni (e soltanto opinioni) nell'ambito del suo ruolo parlamentare.

Ovvero, se Roberto Maroni dovesse dare del mafioso a una persona quest'ultima potrebbe denunciarlo per diffamazione. Maroni può appellarsi al Parlamento dicendo che quell'opinione era scaturita da una verifica o da una interrogazione parlamentare e in quel caso può non essere processato, anche se, come puntualmente mi ricorda, "Anche in questo caso la Magistratura può andare avanti lo stesso perché può chiedere alla Corte Costituzionale di decidere chi ha ragione e nove volte su dieci la ragione va alla Magistratura stessa".

Entrando nel caso particolare di Nicola Cosentino aggiunge: "Io Cosentino lo conosco, naturalmente. Non so che cosa abbia fatto in Campania (ma io non ci credo, ndr), se le accuse che gli sono rivolte sono fondate o meno. Ho rispetto e fiducia nella Magistratura che sta indagando e nell'ispettore di Napoli".

Dice inoltre di "aspettare la sentenza definitiva di condanna" e che "la Costituzione Italiana prevede il principio della presunzione di innocenza"; "Magari dopo uno, due o tre anni si scopre che è tutto archiviato però nessuno lo sa" (nota: archiviazione vuol dire mancanza di prove sufficienti, ergo il caso può sempre essere riaperto).

Fatto sta che il quesito rimane ancora aperto: Perché il Parlamento ha rigettato l'autorizzazione a procedere nei confronti di Nicola Cosentino, parlamentare italiano su cui pende un mandato di arresto per riciclaggio di rifiuti tossici?

Passando ai tagli alle forze dell'ordine, ha confessato che questi tempi sono duri per tutti, e che anche il suo Ministero ha ricevuto dei tagli che sono stati però compensati grazie ai sequestri alle mafie: 18 miliardi di euro. Nel fondo unico giustizia hanno versato ad oggi 2 miliardi e 500 milioni da "utilizzare per comprare le auto, pagare la benzina, eccetera eccetera".

Mi viene da domandarmi dove siano finiti i rimanenti 15 miliardi e 500 milioni e soprattutto mi balza alla mente la notizia per cui la squadra Catturandi che arrestò Provenzano non abbia ancora ricevuto gli stipendi straordinari legati all'operazione.


All'interno della domanda ho citato anche lo scudo fiscale per evidenziare come la tracciabilità dei pagamenti, ora introdotta per legge negli appalti per l'Expo Milano 2015, non fosse presente e permettesse così a chiunque, evasore semplice o mafioso, di rimpatriare capitali sporchi. Maroni è sincero: "Lo scudo fiscale appartiene a una misura straordinaria che è stata fatta in quasi tutti i paesi europei: è stata fatta in Germania, in Inghilterra e in Francia (veramente in Germania no, ndr)"; "Sono scelte opinabili naturalmente. Il governo italiano ha deciso questa scelta che è stata criticata e che ha pro e contro. Come tutte le cose non esiste la verità assoluta, non viviamo nell’iperuranio ma viviamo sulla terra che è contaminata dal bene e dal male. Ci sono decisioni che devono essere prese e che sono opinabili e che in quella situazione rappresentano la soluzione migliore o la meno peggio. Qui bisognava capire come far rientrare i soldi per finanziare le attività produttive e per evitare che in Italia succedesse quello che è successo in Grecia. Avete visto nei mesi scorsi cosa è successo in Grecia? ci sono stati dei morti anche nelle manifestazioni di piazza. Nulla di tutto ciò è avvenuto in Italia anche grazie a queste misure che ripeto sono criticabili ma tutto sono tranne che un favore ai criminali".

In pratica considera lo scudo come un buon compromesso tra onestà e disonestà per dare respiro a un paese economicamente in crisi. Una scelta delle "meno peggio", anche se non si può dire che non favorisca le mafie: i soldi all'estero derivati da traffico di cocaina potevano essere rimpatriati pagando una multa del 5% e rimanendo nell'anonimato. Maroni evidentemente non ha una visione molto chiara delle procedure dello scudo fiscale.

Mi è piaciuta la sua determinazione nell'affermare quanto segue: "Quello che ho chiesto e ottenuto come garanzia è che il mio lavoro venga lasciato fare così come lo stiamo facendo. Finché questo sarà possibile farlo io continuerò e se domani dovessi accorgermi che c’è qualcuno che cerca di mettermi i bastoni tra le ruote io smetto subito di farlo denunciando il fatto". E ancora: "Non bisogna sottovalutare né drammatizzare. Non viviamo in una provincia dove le cose vengono fatte funzionare dalla criminalità organizzata. Teniamo gli occhi aperti"; "La camorra, la ndrangheta e la mafia qui sono presenti per fare gli affari e il nostro compito e il nostro obiettivo è quello di mandarli tutti in galera".


Durante l'incontro, avvenuto presso il Teatro Santuccio di Varese, erano presenti anche il capo della polizia Antonio Manganelli e il capo generale dei carabinieri Leonardo Gallitelli. Tutti hanno detto che il modo migliore per affiancare le istituzioni nella lotta alla criminalità è: "Condividere un sistema di regole costruito da persone perbene".


Io ci sto. La palla, ora, a loro.

lunedì 25 ottobre 2010

La logica di Marchionne

L'altra sera ho ascoltato con particolare interesse il dialogo avvenuto a Che tempo che fa tra il conduttore Fabio Fazio e l'amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne.
L'analisi scaturita della situazione economica mondiale rispetto a quella Italiana mi ha fatto subito chiedere: è possibile che la medesima persona, lo stesso Sergio Marchionne, venga lodato per il suo lavoro e per la sua costanza dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, mentre in Italia sia fatto oggetto di polemiche da parte di esponenti politici, istituzionali e sindacati?
Ne ho discusso con mio padre, imprenditore lombardo. Egli condivide la logica dell'amministratore delegato per cui se una realtà economica non funziona è poco utile fare sì che prosegua. In altri termini, è d'accordo sulla visione di Marchionne riguardante l'impossibilità di gestione di uno stabilimento dove tre lavoratori decidono di manifestare bloccando così l'intera produzione di 1200 operai per un giorno intero. Ciò produce un danno incalcolabile, se poi si aggiunge che all'utile dell'azienda non partecipa in alcun modo la parte Italiana, che è in perdita e che si trova al centodiciottesimo posto su centotrentanove per efficenza del lavoro e al quarantottesimo per competitività del sistema industriale.
Marchionne ha definito gli episodi di manifestazioni "anarchici". Non considera possibile la democrazia e il dialogo tra le parti se queste si attaccano testardamente ai propri diritti e non sono disposti a trattare per riuscire a colmare il divario che ci separa dal resto dell'Europa.
"In base alla partita di calcio che veniva trasmessa, il 50% degli operai si assentava in malattia". Così non va. Se da una parte ci si lamenta della crisi imperante, dall'altra è necessario che ognuno si rimbocchi le maniche. Del resto, un piccolo stabilimento Polacco produce più di un grande stabilimento Italiano, e questo vuol dire che da qualche altra parte la voglia effettiva c'è.
Papà mi faceva notare come nel corso del 1900 siano fortemente migliorati i sistemi dei sindacati e a loro volta i diritti che ne conseguono. Ha evidenziato inoltre come talvolta il lavoratore medio italiano sia arrogante, barricandosi dietro i propri diritti e facendone un uso improprio: "Se un operaio non si presenta in ditta e dichiara di essere in malattia, qualora non venisse trovato in casa dalla visita legale viene subito licenziato. Non si scherza con il lavoro" aggiunge parlandomi in modo diretto.
"In Cina si produce di più perché non esistono i sindacati né tantomeno i diritti: o lavori alle loro condizioni, o non mangi. E' per questa enorme differenza di modelli che non riusciamo a far fronte ai Cinesi. Serve un equilibrio: se dalla loro parte debbono aumentare i diritti in modo da poter produrre in maniera equilibrata, dalla nostra parte è necessario saperci metterci in gioco e accettare patti tra lavoratori e datori di lavoro per l'uscita dalla crisi e la ripresa".
E mi viene in mente la proposta delle tre pause da dieci minuti al posto delle due da venti proposta proprio ieri sera dall'ad Fiat, rendendomi conto di non aver mai considerato, da quando si parla di crisi, che per uscire da una tale situazione è necessario il lavoro di tutti, e non è sufficiente pretendere e basta.
"Bisogna fare sacrifici. Tutti", conclude papà.

venerdì 15 ottobre 2010

Nostri dipendenti

Non sarebbe la prima volta che il nostro presidente del Consiglio ribadisca che, essendo stato eletto dalla volontà popolare, abbia come sua facoltà il dovere di fare tutto ciò che a lui pare necessario proprio in virtù di quella che lui considera fedeltà dei cittadini riposta nelle sue mani.

Eppure a ben vedere il sistema elettorale Italiano, dall'ultima riforma del 2005, prevede che i cittadini possano votare il partito ed esprimere una preferenza per il candidato, ma che siano i membri appartenenti ai partiti, in sede di Commissione elettorale, a nominare i membri dei seggi in proporzione ai voti ottenuti alle elezioni. Questo vuol dire che noi cittadini non abbiamo un potere decisionale assoluto circa chi si sederà tra i banchi del nostro Parlamento.

Questa mancanza di espressione diretta, in una democrazia quale la nostra che è già indiretta (non si legifera con i referendum o con iniziative popolari, come in Svizzera, ma sono i nostri Parlamentari che, in funzione di nostri "delegati" decidono, in teoria, nel nostro interesse)
rischia di causare degli indesiderati quanto squallidi "cambi di casacca" al momento del voto di una particolare legge. Si pensi al recente voto di fiducia al governo: 100 parlamentari (cento, porca miseria!) hanno cambiato posizione politica rispetto a quella professata dal partito di cui farebbero parte.

Ma torniamo al nostro Presidente del Consiglio. Egli, tra le varie funzioni che gli spettano, deve proporre dei Ministri che vengono poi eletti dal Presidente della Repubblica. I Ministri sono componenti di governo.

La parola Ministro, nel senso etimologico del termine di "minus", inferiore, delinea una figura che stia al di sotto di chi lo elegge. In parole più concrete, i ministri sono nostri dipendenti.
Come Catone è ministro di Dio e si occupa della gestione del Purgatorio Dantesco, così i ministri di ogni stato debbono occuparsi della corretta gestione e corretto funzionamento della cosa pubblica per conto nostro. Noi deleghiamo codeste persone affinché intraprendono le scelte migliori per noi e per il nostro futuro, che mettiamo nelle loro dirette mani.

E quando sento parlare di sprechi, di cattiva gestione, di problemi dei ministri stessi con la giustizia, questo mi fa davvero arrabbiare.
Sono persone importanti, nella loro inferiorità d'ufficio (loro devono rispondere a noi, non il contrario) e devono essere esemplari, pulite ed efficienti.

Voglio riportare degli esempi.
Guardate al ministro dell'ambiente: Stefania Prestigiacomo: ha di recente autorizzato le trivellazioni petrolifere nel nostro Mar Mediterraneo, purché siano a 5 km dalla costa (se il petrolio fuoriuscirà, arriverà...lentamente).
O il ministro della difesa, Ignazio La Russa: decide di voler armare i nostri caccia (che si vanno ad aggiungere agli elicotteri, già armati) per sostenere un intervento militare in Afghanistan il cui scopo è creare la pace.
Il ministro della giustizia invece, che è Angelino Alfano, è stato indagato dalla procura di Roma per abuso d'ufficio (poi archiviato).
Oppure il ministro dell'Interno Roberto Maroni è stato condannato in via definitiva per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale (morse una caviglia a un agente, a quanto pare).
Il ministro per le riforme istituzionali, Umberto Bossi, è stato condannato per reato di vilipendio alla bandiera Italiana (la stessa del paese che serve!).

Cosa ne pensate? Io ritengo che se un nostro dipendente non è adatto vada licenziato. Mandato a casa, sostituito con uno migliore, più in gamba, che lavori e non faccia il contrario di quello che deve fare, ovvero guadagnare il meglio per il proprio paese.

Perciò quando incontrate un ministro, quando lo vedete al telegiornale, guardatelo dall'alto verso il basso, e ricordatevi che lui è un vostro dipendente. Analizzate il suo operato e, qualora non soddisfi le giuste esigenze del popolo di cui fate parte, domandategliene gentilmente il conto.

giovedì 30 settembre 2010

Dialogo sull'aborto

Premettendo che esistono due tipi di aborti, quello naturale e quello volontario, e cercando di ragionare in particolare su quest'ultimo, ho letto sull'enciclopedia libera della rete (Wikipedia) nozioni interessanti che hanno dato adito a una altrettanto interessante discussione con una persona che con la vita ci ha avuto a che fare in quanto l'ha creata per due volte: mia madre.

Sei favorevole o contraria all'aborto causato?
E' proprio una gran bella domanda. Devo essere sincera e dirti che a distanza di quarantaquattro anni (la sua età, ndr) non sono ancora in grado di prendere parte a uno dei due schieramenti. E' un argomento talmente grande e complesso che non è facile darti una risposta.

Ho letto che ai giorni d'oggi troviamo due grandi movimenti che trattano il tema dell'aborto: il cosiddetto movimento "pro life", che crede che il feto abbia già caratteristiche proprie e di conseguenza abbia già conquistato il diritto alla vita, e il movimento "pro choice", ovvero gli abortisti, che credono nella libertà di scelta da parte della madre e ritengono inoltre di dover legalizzare l'aborto causato in modo da contrastare efficacemente quello clandestino, che è molto più pericoloso.
Ecco, è proprio questo il punto: la legalizzazione. Ripeto che l'argomento è decisamente complesso, ma credo che la legalizzazione dell'aborto volontario porti a una conseguente "svalutazione" del valore della vita. Temo che molte donne, vedendo questa attività resa possibile dalla legge, vengano meno alle loro responsabilità e abortiscano senza troppi problemi, con eccessiva naturalezza.
Io credo che debba essere comune un forte senso di responsabilità, che porti le persone a compiere le proprie scelte consapevoli degli effetti che andranno a causare. Vedi, non è una questione puramente "legale": qui si parla di vita e di morte. Chi può stabilire per legge sulla vita di una persona?
Vita e morte vanno al di là della legge. Fanno parte della spiritualità di ognuno di noi. Non si possono ridurre ad articoli legislativi.

E infatti la legge Italiana (legge 194, ndr) prevede che l'aborto causato si possa effettuare entro i primi novanta giorni dal concepimento, e soprattutto solo in casi in cui è messa a rischio la vita della donna, o il feto sia gravemente malformato, o addirittura che la donna non abbia possibilità economiche. Insomma bisogna giustificare l'aborto.
Sì, ma chi giustifica? Chi decide della validità o meno di un motivo che spinge una donna all'aborto? Si rischia di cadere, come dicevo prima, in un'eccessiva indifferenza delle scelte.
Io credo che invece ci debba essere un forte appoggio nei confronti di una donna che sceglie la via dell'aborto. Un appoggio costante e intenso che non deve costringere l'individuo a una determinata scelta, ma che sia un sostegno morale che accompagni, che renda la donna pienamente consapevole di ciò che sta andando a compiere. Una consapevolezza che ha a che vedere con il proprio spirito. Una donna, così come si assume le responsabilità della vita di una creatura, così si deve assumere le responsabilità della morte di una creatura.

Per legge è inoltre prevista la possibilità di affidare il bambino all'ospedale che, mantenendo la donna nell'anonimato, provvederà all'adozione del bambino stesso.
Questa è una buona notizia perché potrebbe risolvere il problema degli aborti clandestini. Ma credo che serva più chiarezza e più organizzazione da un lato, e, dall'altro - anche in questo caso - il richiamo alla consapevolezza delle scelte. Il bambino si porterà con sé il "rifiuto", l' "abbandono". Questo non influisce di certo sulle sue possibilità durante la vita, ma a livello karmatico lascia il segno. Perciò è necessario che a monte ci sia una scelta effettuata con decisione e cognizione di causa.

In Olanda è attivo il movimento Women on Waves, ovvero "Donne sull'onda". Questa associazione promuove l'utilizzo della pillola con la finalità di disincentivare l'aborto clandestino. Su una barca, posta in acque internazionali nelle vicinanze di nazioni in cui l'aborto causato è vietato, pratica questa attività di assunzione della pillola.
Ecco, la pillola: noi conosciamo la Ru486. Questa pillola ha la caratteristica innovativa di poter essere assunta senza il ricovero ospedaliero. Fa diventare l'aborto una sorta di attività "fatta in casa", grazie all'assunzione di una sostanza che blocchi il testosterone e una seconda che provochi contrazioni uterine per l'espulsione della sostanza.
Io sono contraria a questi tipi di sostanza. Piuttosto preferisco un aborto controllato in ospedale, con il metodo del raschiamento, ma così è troppo rischioso. L'assistenza ospedaliera è assolutamente necessaria. Non sono operazioni semplici: si tratta di annullamento di una vita. Anche dal punto di vista psicologico, la donna deve essere supportata costantemente anche dopo l'aborto. Perché dopo un tale gesto si sente vuota fisicamente ma anche moralmente.
Si sente incapace, fallita e può cadere in forti stati depressivi. Non si può risolvere tutto con una pillola che mandi giù.
Sono contraria alla pillola Ru486 anche perché, come per i vaccini, gli utilizzatori diventano delle cavie. Anche in questo rientra in gioco la responsabilità. Ma lo sai quanti bambini hanno acquisito danni cerebrali permanenti dopo una vaccinazione? Chi paga per questo errore?
Non possiamo essere parte di un esperimento, e questa pillola lo è. E' per questo che non la considero come una soluzione.
Una volta ho letto un'intervista a una donna che aveva abortito con questo metodo, ovvero con la pillola Ru486. Ha testimoniato ripercussioni fortemente dolorose sul fisico dapprima e nella psiche poi. Ha sofferto molto e non se lo aspettava, e questa sua esperienza l'ha portata ad arrabbiarsi con sé stessa. Anche lei sostiene che le donne debbano sapere a cosa vanno in contro, con l'aborto.
Io quell'intervista non la dimentico e se la trovo te la faccio leggere, se ne hai voglia.

martedì 21 settembre 2010

Il tempo della speranza


Lunedì 20, nel Newseum di Washington, Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha tenuto, in diretta tv, una conversazione dal titolo "Investing in America", di tema economico, con un gruppo di lavoratori americani, studenti e imprenditori.

Mi ha colpito l'intervento di una donna afro-americana che ha detto: "Sono stanca di difenderti, di difendere la tua amministrazione, l'idea di cambiamento per cui ho votato. Mi hanno detto che ho votato per un uomo che stava per cambiare le cose in maniera significativa per la classe media, e io sto aspettando, sto aspettando signore. Non lo sento ancora questo cambiamento".

Un trentenne poi ha domandato al presidente: "E' dunque finito per me questo sogno americano?".

E' la delusione e la paura a prevalere nelle loro parole, e non a torto. La crisi in America è ancora molto forte e nonostante una serie di stimoli economici, che hanno potuto salvare circa 750 mila posti di lavoro tra aprile e giugno 2010, il tasso di disoccupazione è ancora molto elevato.

La speranza che portò Barack Obama alla Casa Bianca due anni fa sembra erodersi lentamente.
Le persone ci credono sempre di meno, poiché non vedono risultati tangibili.

Anche se qualche miglioramento sta avvenendo, l'America non è ripartita del tutto e non tutti hanno acquisito di nuovo il posto di lavoro, o proprio non ne hanno uno.

A queste persone il Presidente americano ha risposto, con una limpidezza incredibile: "Il mio obiettivo qui non è convincervi che ogni cosa sia dove è necessario che sia. Ma sto dicendo che ci stiamo muovendo nella giusta direzione".

I dati tecnici diffusi dal sito recovery.gov fanno pensare bene, e allo stesso tempo le parole di Obama sono molto apprezzabili. La sincerità, si sa, non basta, ma per lo meno aiuta.
Il Presidente conferma il fatto che la via intrapresa è quella giusta, ma è necessario del tempo per risolvere la situazione creatasi in precedenza. Quella famosa situazione di cui parlavo nel post precedente.
Bisogna rimboccarsi le maniche e mantenere la speranza.

Ma la domanda che rimane è: Quanto dura il tempo di una speranza?

venerdì 17 settembre 2010

Nuovi metodi di comunicazione

Quando al nuovo iPhone 4 hanno aggiunto una fotocamera frontale e la possibilità di effettuare videochiamate con connessione wi-fi, tramite l'applicazione FaceTime, ero un po' titubante: era mai possibile che l'innovazione più evidente su uno strumento come quello fosse la videochiamata?
Voglio dire: per chiamare uso le chiamate voce, per sentire qualcuno uso gli sms e a volte gli MMS.
Perchè utilizzare la videochiamata?

Poi, facendo quattro conti, ho pensato che effetivamente siamo abituati a vecchi metodi di comunicazione. Per di più costosi.
Per un sms si spendono in Italia 0,15 €, le tariffe per le chiamate non sono tra le più economiche e navigare sul web da tablet su rete 3G costa 15,00 € al mese.
Ma non con il wi-fi.
Il wi-fi è gratis. Zero costi.
Ecco la rivoluzione: un nuovo metodo comunicativo che permetta alle persone di tenersi in contatto visivo e sonoro in qualsiasi posto del mondo senza far spendere nulla. Ci pensa il wi-fi.
Lo stesso per navigare sul web.

Già alcune applicazioni permettono di inviare sms gratis.

E allora mi chiedo: perché in Italia la diffusione della rete senza fili è minima? E perché non si investe in uno strumento simile?
Sembra che al di fuori del monopolio di poche grandi aziende della comunicazione (peraltro assai costose) non ci siano altre possibilità.

Voglio dire, ognuno può avere la propria rete domestica, ma quando si è fuori casa? In città, in piazza, in autostrada: non c'è wi-fi gratis. Al limite lo trovi in qualche negozio.
Perché siamo uno dei pochi paesi in Europa in cui i metodi di comunicazione sono ancora vecchi e costosi?
Il telefono della nonna comincia a inquietarmi.
Volete mettere? La condivisione in tempo reale di immagini, pensieri e parole aumenta la circolazione di informazioni, rafforza l'economia, fa guadagnare tempo (e quindi a volte anche denaro), unisce le persone.

E' davvero stupefacente. Anzi, come lo definiscono i creatori della Apple, rivoluzionario.

giovedì 16 settembre 2010

Elezioni di mid-term 2010


Ho visitato gran parte dei siti web delle campagne elettorali dei candidati al Senato, alla House e come governatori. L'ho fatto in vista delle elezioni di mid-term di Novembre e devo dire che ho notato una cosa davvero particolare:
Mentre i siti blu dei Democratici spingono all'ottimismo e al proseguimento dei lavori intrapresi, i siti rossi Repubblicani violentano i visitatori con dati e numeri e immagini talvolta psichedeliche che sembrano avere l'intento di far cadere le sicurezze circa il lavoro svolto dall'amministrazione Obama. Lavoro, peraltro, che secondo i grafici pubblicati dal sito whitehouse.org certifica una chiusura dell'emorragia di posti di lavoro e impronta un netto miglioramento sui dati di sviluppo. Questo in modo particolare dopo la approvazione del famoso Recovery Act: un pacchetto che prevede, fra l'altro, una serie di stimoli economici che puntino alla ripresa. Il pacchetto prevede inoltre la diminuzione delle tasse per la Middle Class (che secondo l'attuale amministrazione deve diventare "strong", per far sì che anche l'America sia "strong") e l'aumento per le grandi industrie e per i "ricchi".
Allora perché incutere il terrore nei cittadini americani? Perché definire Obama un "hopeless"?
Lui, che punta molto sul "believe" e preferisce il "yes, we can" al "no, we can't", non ha niente a che vedere con i pessimismi di una destra che pare non stia proponendo, ma si stia limitando a bloccare e criticare. Proprio oggi il Presidente americano denuncia un ulteriore tentativo di opposizione dei Repubblicani alla legge sulla "middle class tax cut".
Che la paura sia più forte del sentimento della speranza? Possibile. La crisi non dà speranza. La speranza è soggettiva mentre il terrore è universale.
Ma pensiamoci: non è che i numeri pessimistici spacciati dai Repubblicani in realtà corrispondono alla situazione a cui erano arrivati durante la fine della "Bush era", e non quelli risultanti dal lavoro intrapreso dal nuovo governo?
E' possibile che i repubblicani stiano, in realtà, fondando la loro campagna sull'accusa del loro stesso fallimento?

mercoledì 15 settembre 2010

Eccoli


Penso di sera, perché di giorno ascolto, studio e leggo, quindi accumulo.
E tutto quello che accumulo poi lo assimilo e lo riverso in questa pagina sotto forma di pensieri e ragionamenti. Di sera. Alla fine della giornata, quando e se possibile.
Eccoli qui.
Ecco i miei Pensieridisera.